Questo tipo di intervento di sostituzione protesica abbraccia un principio cardine dell’ortopedia: la strada più corretta da seguire è sempre quella di sostituire solo le componenti articolari danneggiate, preservando quelle rimaste integre, perchè anche se la protesi risulta essere massimamente performante, non avrà mai la stessa funzionalità di un’articolazione fisiologica.
L’intervento consiste nell’eseguire una copertura del condilo patologico e dell’emipiatto tibiale corrispondente, risparmiando le strutture ligamentose e le altre componenti ossee: così facendo l’intervento risulta sicuramente meno invasivo rispetto ad una sostituzione articolare protesica totale di ginocchio.
La protesi monocompartimentale sostituisce solo la componente artrosica del ginocchio, mantenendo la restante anatomia articolare e preservando caratteristiche cinematiche e di stabilità proprie della fisiologia articolare del paziente.
Purtroppo questo tipo di intervento non è indicato per tutti. Il paziente ideale deve avere alcune caratteristiche e requisiti:
- deve essere normopeso
- deve avere deviazioni articolari contenute
- ginocchia meccanicamente stabili
- eta’ preferibilmente maggiore dei 60 anni
- non deve avere limitazioni di estensione
- non deve presentare contratture statiche dei flessori
Alcune controindicazioni sono considerate attualmente relative (tra queste l’obesità), ma in tali casi, le indicazioni devono essere ancor più accurate e l’intervento deve necessariamente venire eseguito con la massima precisione.
L’intervento si esegue con un accesso anteriore simile a quello eseguito per una protesi totale, ma molto più contenuto: il mio accesso standard per una protesi monocompartimentale è di circa 9 cm per eseguire l’artrotomia, cioè l’apertura capsulare laterale (per il condilo laterale) oppure mediale (per il condilo mediale).
Nell’esecuzione della protesi mocompartimentale mediale eseguo un’accurata artrotomia con una mini-subvastus incisione. Questa scelta assicura diversi vantaggi:
- non danneggia l’apparato estensore
- garantisce un recupero immediato dell’articolazione
- evita lunghi tempi di cicatrizzazione
Attualmente, tra i vari modelli di protesi monocompartimentale in dotazione, possiamo descriverne due in partricolare:
- Protesi con un emipiatto tibiale con polietilene flat: sono caratterizzate da un polietilene che determina la stabilità e l’asse del ginocchio piatto, e quindi con un contatto puntiforme tra condilo e polietilene in ogni grado di movimento. Il condilo femorale protesico può essere impiantato dopo la sola abrasione dell’osso subcondrale nelle protesi di copertura o dopo l’esecuzione di tagli millimetrici dell’osso nelle protesi con scudo leggermente più spesso.
- Protesi a menisco mobile: sono dotate di un polietilene di congruenza mobile e conformato con una concavità superiore che si articola con il mono scudo femorale. Queste sembrano garantire una minor usura del polietilene, ma è un dato ancora da confermarsi con l’attuale uso di nuovi materiali. Risultano però esposte a lussazione più frequente del piatto mobile.
La protesi monocompartimentale deve essere preferita alla protesi totale quando le caratteristiche dell’articolazione e del paziente lo permettano, perchè garantisce risultati duraturi nel tempo (se l’indicazione è corretta) sovrapponibili alla protesi totale, ma con una soddisfazione e confidenza per il paziente nettamente superiore.
La protesi monocompartimentale ha diversi vantaggi:
- minor insulto articolare (intervento meno invasivo rispetto alla protesi di ginocchio totale)
- cicatrice di dimensioni ridotte: questa è una caratteristica molto importante perchè assicura minori danni a carico dei vasi sanguigni della micro-circolazione, del tessuto connettivo, delle fasce e dei muscoli
- recupero più rapido per il paziente
- maggior confidenza con l’impianto protesico
- minori rischi di infezione
- risparmio dei legamenti (quindi ridotti tempi di cicatrizzazione)
- minori tempi di ricovero e di riabilitazione
Eseguo questo tipo di intervento in circa 45 min, usando tecniche mini-invasive e limitando qualsiasi insulto all’arto (come l’uso del laccio, che utilizzo solo nel tempo limitato della cementazione).
La sutura viene eseguita con fili autobloccanti antibiotati di nuova generazione, garantendo più strati di protezione e di barriera, riducendo ulteriormente l’eventualità di incorrere in complicanze come l’infezione.
I recuperi sono celeri e standardizzati dal nostro protocollo fast track: il ginocchio viene mobilizzato nelle ore immediatamente successive all ‘intervento e il paziente viene verticalizzato e rieducato al cammino dal giorno seguente all’intervento.
Il ricovero necessario risulta essere di 3/5 giorni, con una veloce riabilitazione proseguita poi al domicilio.
Il paziente abbandona gradualmente le stampelle dal quindicesimo giorno, giornata nella quale viene concessa anche la guida dell’automobile.
Io ho un obiettivo: il paziente operato mediante questa tecnica di protesi monocompartimentale deve dimenticarsi in breve tempo di avere una protesi!