Insisto sempre con i miei pazienti perché portino a termine la terapia anti-trombo-embolica con l’eparina anche al domicilio.

La tromboembolia (cioè l’occlusione di un’arteria o di una vena da parte di un trombo) é una complicanza che può esitare in un’insufficienza venosa cronica o addirittura in un’embolia polmonare, ma può essere prevenuta con una buona profilassi pre- e post-operatoria

Il trombo é un coagulo di globuli rossi e bianchi, piastrine e fibrina.

L’embolia è l’occlusione di un vaso da parte di un embolo.

PREVENZIONE:

É importante conoscere i diversi fattori favorenti questo tipo di evento, poiché la prevenzione inizia proprio da un’attenta valutazione di questi:

• in seguito ad un intervento chirurgico, a causa della insufficienza circolatoria dovuta al periodo di immobilizzazione, allo stato di infiammazione dei tessuti trattati

• eventuale tromboembolia congenita

• eventuale infezione in atto

• scompenso cardiaco o infarto miocardico

• insufficienza venosa cronica o pregresse tromboembolie

• pregressi danni neurologici (es. emiplegia)

• pregresse sindromi nefrosiche

• patologie tumorali

• malattie croniche intestinali

• sindrome mieloproliferative

• età > 40 anni

• obesità

• gravidanza

• uso di farmaci anticoncezionali

• nicotinismo

Nel caso di intervento chirurgico, consiglio fortemente tutti i presidi in nostro possesso per scongiurare questa malaugurata ipotesi:

• uso QUOTIDIANO di calze elastocompressive (quelle bianche bruttissime per capirci) fino al raggiungimento di una buona autonomia nel movimento

• assunzione QUOTIDIANA di eparina e farmaci anti-coagulanti per evitare la formazione di trombi: in commercio esistono delle comode siringhe contenenti già il giusto quantitativo di farmaco, l’inoculazione é semplice poiché é sufficiente eseguirla nel sottocute dell’addome o della coscia

• esecuzione QUOTIDIANA degli esercizi vascolari di riattivazione della circolazione attraverso la pompa muscolare

SINTOMI:

La trombosi venosa può essere superficiale o profonda. Vediamo quali sono i sintomi, in modo da “accendere qualche campanello d’allarme” nel caso in cui dovesse capitare:

• la trombosi venosa profonda si presenta con spasmi muscolari, gonfiore della parte interessata e dolore; a volte febbre

• la trombosi venosa superficiale (flebite) si presenta con bruciore e arrossamento della parte interessata

Parliamo di tromboembolia polmonare quando una parte del trombo si distacca e risalendo tramite il circolo sanguigno venoso causa l’occlusione di un’arteria polmonare: in questo caso il paziente presenterà sintomi respiratori (mancanza di respiro o affanno) e cardiaci (tachicardia e ipotensione arteriosa); se l’ostruzione dovesse essere massiva, potrebbe causare il decesso del paziente.

DIAGNOSI:

Una volta comparsi i sintomi, é fondamentale una diagnosi strumentale precoce:

• ecocardiocolordoppler

• esami ematochimici

• angioTAC se si sospetta un’embolia polmonare

IN CASO DI CHIRURGIA ORTOPEDICA, IL RISCHIO DI TROMBOEMBOLISMO É PARTICOLARMENTE ELEVATO, POICHÉ SIAMO IN PRESENZA DI NUMEROSI FATTORI FAVORENTI LA FORMAZIONE DI TROMBI:

• durante l’intervento l’arto viene trazionato e spesso messo in posizioni (per permettere l’accesso chirurgico) che favoriscono il ristagno venoso: questo può portare alla formazione di coaguli di piastrine

• a volte si é costretti ad usare il laccio emostatico, ma il tempo di posa di questo deve essere limitatissimo nel tempo perché potrebbe lesionare i vasi e alterare la circolazione sanguigna: si crea un momento di ischemia dell’arto per migliorare la visibilità della parte del corpo in trattamento, e nel momento in cui il laccio viene rimosso il sangue torna a circolare con una portata eccessivamente aumentata. Questo processo di ischemia e successiva iper-perfusione genera infiammazione e facilita la formazione di trombi, per questo cerco di ridurne il suo utilizzo.

• piccoli frammenti ossei o grassi risultanti dall’intervento in corso potrebbero essere lo “starter” del coagulo

• i tagli chirurgici creano nei tessuti circostanti un edema che, come abbiamo detto precedentemente, può favorire una stasi e una tromboembolia