L’algodistrofia dell’anca: una sindrome la cui eziologia rimane oggi ancora dubbia

Correva l’anno 1959 quando si è cominciato a parlare di algodistrofia dell’anca, ma solo recentemente abbiamo potuto iniziare a conoscere meglio questa patologia, grazie alla capacità della risonanza magnetica nucleare di evidenziare la presenza di edema osseo, anche in presenza di una superficie articolare assolutamente integra (segno non rilevabile in passato tramite la sola radiografia).

Nell’immagine della risonanza é evidente un importante edema della testa e del collo del femore sinistro, nella parte che risulta bianca ad evidenziare il contenuto liquido

Ne soffrono in particolar modo le donne in gravidanza e gli uomini di età media (eziologia idiopatica).

Si presenta con un fortissimo dolore che dall’anca si irradia fino all’inguine, non ascrivibile ad un trauma pregresso, e determina limitazione articolare nei movimenti e incapacità di svolgere alcune semplici attività quotidiane.

Fortunatamente i sintomi regrediscono nel giro di 6/12 mesi…ma nel frattempo questo è veramente un brutto guaio.

Ancora oggi non é stata fatta chiarezza sui meccanismi patogenici dell’algodistrofia dell’anca e non si ha la certezza assoluta delle cause scatenanti e della stretta correlazione che questa patologia ha con la gravidanza.

Si ritiene che la causa sia da ricercare in un’ostruzione del circolo venoso o arterioso dell’anca che possa provocare un’ischemia, ad esempio un coagulo.

L’ischemia intraossea potrebbe anche essere causata da una condizione favorente la trombofilia oppure una condizione in cui i processi di fibrinolisi (processo fisiologico di distruzione dei coaguli di fibrina che normalmente si formano a seguito di una qualsiasi lesione vascolare) non siano efficaci: queste due condizioni porterebbero in seguito ad una iperemia reattiva, e questo spiegherebbe perché dopo 6/12 mesi i sintomi regrediscono.

Fattori di rischio in gravidanza:

Ci sono alcune condizioni che possono facilmente cambiare in una donna durante il periodo della gravidanza e che potrebbero essere favorenti lo svilupparsi di una sindrome come questa:

• compressione delle strutture nervose pelviche dovuta al “pancione” durante la dolce attesa

• compressione vascolare (per lo stesso motivo) con conseguente riduzione del flusso ematico

• non é stato definitivamente accertata come causa, ma probabilmente é responsabile anche il passaggio di Calcio tra madre e bambino, sia durante la gravidanza, sia durante l’allattamento

Fattori di rischio che invece non hanno nulla a che fare con la gravidanza, sono:

• traumi diretti

• ipotiroidismo

• insufficienti livelli di vitamina D

• abuso di cortisone

• alcolismo

• tabagismo

All’esame radiografico viene evidenziata osteopenia e osteoporosi, ragione per cui la patologia viene anche chiamata “osteoporosi transitoria dell’anca”; alla risonanza magnetica invece, viene evidenziato un edema del midollo osseo, ragione per cui la patologia viene anche chiamata “sindrome da edema osseo dell’anca”.

L’edema osseo è dovuto ai disturbi della microcircolazione del midollo osseo che determina in un primo momento una condizione di ischemia (arresto della circolazione ematica) e successivamente porta ad una iperemia (circolazione ematica con una portata eccessiva) con vasodilatazione. Tutto questo esita nell’edema osseo con cospicuo aumento della pressione intraossea (che il paziente percepisce come un forte dolore tra l’anca e l’inguine).

Vediamo perché:

Durante l’ischemia il flusso sanguigno si arresta, c’è un’insufficienza d’ossigeno e un accumulo di rifiuti metabolici. Se l’ischemia dei tessuti dell’anca non è protratta, ma si risolve in breve tempo, il successivo passaggio ematico si verifica con una portata molto maggiore in risposta al momento di arresto della circolazione (iperemia reattiva).

Il processo di ischemia transitoria (limitata nel tempo) a carico dei tessuti delle ossa dell’articolazione dell’anca determina un riassorbimento del tessuto osseo stesso, sviluppando quindi una patologia osteoporotica: l’algodistrofia infatti é anche chiamata osteoporosi transitoria.

Se non trattata tempestivamente, potrebbe esitare in una frattura del collo femorale o in una necrosi avascolare della testa del femore

Diagnosi differenziale:

Poiché l’eziopatogenesi é ancora così poco chiara, per fare una diagnosi precisa e precoce é necessario tenere bene presenti quali sono le patologie che in parte ricalcano i sintomi della algodistrofia dell’anca, in modo da non cadere in errore:

• necrosi avascolare della testa del femore

• frattura da stress del collo femorale

• artrite settica

Trattamento:

In fase iniziale é possibile intervenire sulla patologia con il controllo del peso corporeo, l’immobilizzazione, l’assunzione di farmaci (antinfiammatori, antidolorifici, bifosfonati, prostaglandine) e il trattamento con onde d’urto.

Nell’immagine della risonanza viene mostrato il risultato dopo 3 mesi di trattamento conservativo del paziente presentato all’inizio dell’articolo: possiamo notare come sia quasi totalmente scomparsa la colorazione chiara, a dimostrazione del riassorbimento dell’edema.

Nel caso di diagnosi tardiva, nel momento in cui la patologia è ormai in uno stadio avanzato e la pressione intraossea é eccessiva, può rendersi necessario intervenire con una decompressione della testa femorale.