Quando è necessaria una revisione di protesi d’anca?

Quando una protesi d’anca risulta usurata e mobilizzata determina una sintomatologia tipica:

  • dolore inguinale o gluteo quando la mobilizzazione è a carico della componente acetabolare
  • dolore alla coscia quando la mobilizzazione è a carico della componente femorale

In questi casi l’unica soluzione al problema è l’intervento chirurgico di revisione: una procedura chirurgica complessa che implica un’attenta pianificazione e un’approfondita conoscenza delle varie tipologie di impianto protesico da sostituire.

Il chirurgo si trova a dover intervenire con ogni probabilità su una protesi d’anca che è stata impiantata da un altro chirurgo, magari con una tecnica e una via d’accesso chirurgiche diverse da quelle che utilizza nella quotidianità: ecco perchè è necessaria un’ottima padronanza delle varie vie chirurgiche, scegliendo la più adatta al singolo caso specifico.

Il discorso è complesso: è più interessante sviscerarlo con un esempio nel quale molti pazienti potrebbero riconoscersi.

Vi presento il caso di un paziente a cui ho revisionato la componente acetabolare di una protesi impiantata 10 anni prima: un uomo di 58 anni in sovrappeso che nel corso degli anni ha avuto una mobilizzazione della componente acetabolare, che è però rimasta misconosciuta. Il paziente lamentava lombalgia e sciatalgia ed è stato erroneamente seguito e trattato per circa un anno come una semplicissima lombalgia. Ovviamente senza alcun risultato. La sintomatologia delle due problematiche può a volte essere sovrapponibile, ma una buona valutazione clinica deve portare alla corretta diagnosi differenziale.

Il paziente è arrivato da me molto tardi e dopo aver perso molto tempo con terapie inutili: questo ha determinato una perdita ossea massiva e una dislocazione (spostamento) dell’acetabolo verso l’interno del bacino. Per questo motivo sono stato obbligato ad aggiungere un innesto osseo sintetico, in modo da ricreare un sostegno acetabolare che potesse accogliere la nuova protesi (la componente acetabolare).

La mobilizzazione della componente acetabolare determina, per “aratura” del cotile o per reazione infiammatoria da detriti, una lisi e una perdita ossea che può richiedere un innesto d’osso o l’utilizzo di un rinforzo come dei cunei in titanio o degli anelli di ancoraggio.

La mobilizzazione dello stelo della componente femorale con assorbimento delle corticali ossee richiede spesso l’uso di protesi di dimensioni maggiori per poter avere un ancoraggio più distale.

Consiglio a tutti i miei pazienti sottoposti ad un intervento di protesi d’anca una serie di accorgimenti:

  • effettuare dei controlli seriati nei primi anni per valutare l’attecchimento e la buona funzionalità dell’impianto
  • programmare un controllo clinico e radiografico ogni 2 o 3 anni per valutare eventuali complicanze in modo da gestirle precocemente
  • prestare attenzione ad un’eventuale sintomatologia che possa metterli in allarme ed eseguire subito una visita ortopedica.

Una diagnosi precoce è fondamentale per prevenire gravi lisi e perdite ossee periprotesiche.