Se la patologia artrosica implica un trattamento chirurgico di protesi articolare di ginocchio, con i progressi dell‘innovazione robotica, del design protesico (sempre più affine alla fisiologica anatomia del paziente) e della durata dei materiali, oggi diventa sempre più facile tornare alle proprie passioni anche dopo aver subìto un’intervento così importante.
In passato, ai pazienti si diceva di tornare a casa e riposare: potevano camminare o al massimo nuotare con estrema attenzione. C’era la preoccupazione che la protesi potesse danneggiarsi o diventare instabile per minimi traumatismi.
Il mio obiettivo quando opero un paziente è quello di ottenere i risultati che il paziente si aspetta. La scelta di operarsi viene fatta proprio per liberarsi dal dolore e per tornare ad avere una buona funzionalità articolare: questo è il motivo che mi porta a consigliare ai miei pazienti una pratica sportiva regolare nel momento in cui si è raggiunta una ottimale integrazione protesica. Lo sport ha sul paziente un effetto assolutamente benefico dal punto di vista muscolare, propriocettivo e psicologico, e migliora la resistenza ossea periprotesica perchè favorisce il metabolismo osseo.
Il ginocchio è un’articolazione sottoposta ad importanti forze di compressione e di torsione, poichè è il fulcro tra le due ossa più lunghe del nostro corpo: durante la corsa il ginocchio deve sopportare un peso pari a circa 3 volte il peso che deve sopportare durante una camminata. Questo è un dato molto importante da comprendere: se ad esempio una persona pesa 80 kg, mentre corre a velocità media, mette un carico sul proprio ginocchio di più di 200 kg quando il piede impatta sul terreno. In parole povere è come mettersi in appoggio su un solo piede con una moto sulle spalle.
Durante il cammino si ha una fase “di appoggio” del piede e una fase “di volo” (in cui il piede non appoggia).
Per definizione si passa dal cammino alla corsa quando quando c’è un momento nella fase di volo in cui entrambi i piedi sono sollevati da terra.
Durante la corsa, il ginocchio è inoltre sollecitato da una flessione più importante rispetto alla camminata, e se aumentiamo la velocità della corsa, aumentiamo anche la flessione del ginocchio.
La buona notizia è che il ginocchio ha una conformazione anatomica perfettamente adatta a sopportare gli stress (dovuti alla compressione e all’ampiezza del movimento) e a limitarne gli effetti dannosi:
- I menischi sono ammortizzatori naturali che mitigano le compressioni e ridistribuiscono i carichi in modo equilibrato tra la tibia e il femore.
- La cartilagine (quando è in buone condizioni) sotto carico si schiaccia e assorbe i traumatismi come una spugna; successivamente, in scarico recupera il suo spessore e il suo contenuto di liquido.
La sostituzione dell’articolazione con una protesi di ginocchio cerca di mimare questa complessa architettura in tutti i suoi meccanismi: il design della componente femorale delle protesi più all’avanguardia è similare alla normale anatomia del ginocchio e l’inserto in polietilene ha caratteristiche elastiche e di durevolezza estremamente protettive.
Nel paziente sportivo utilizzo protesi non cementate, in grado di integrarsi con l’osso del paziente grazie all’uso di materiali porosi, similari all’osso subcondrale (lo strato osseo che si trova sotto la cartilagine): eliminare il cemento è stato un grande passo avanti perchè l’interfaccia protesi-cemento-osso risulta inevitabilmente rigida e più debole se sottoposta a sollecitazioni ripetute.
Le condizioni necessarie perchè la nuova articolazione sia funzionale e duratura nel tempo al massimo delle sue potenzialtà sono:
- un perfetto posizionamento dell’impianto
- un osso sano e forte con cui integrarsi: un osso è sano se presenta trabecole ossee (sono le unità che costituiscono l’osso, formate da lamelle tenute insieme da fibre collagene) con caratteristiche ottimali di spessore, orientamento e densità. Se le trabecole hanno queste caratteristiche sono in grado di assorbire i carichi.
Lo sport aumenta la densità e la resistenza ossea perchè l’attività fisica regala due tipi di stimolazione ossea veramente importanti:
- la sollecitazione meccanica sulle strutture ossee incrementa l’attività degli osteoblasti (cellule del tessuto osseo in grado di produrre nuova matrice ossea) aumentando i depositi di collagene e la mineralizzazione ossea (grazie a quel meccanismo di compressione/rilasciamento ad effetto “spugna” di cui abbiamo parlato prima)
- una corretta influenza ormonale sull’anabolismo osseo (cioè il processo di accrescimento dell’osso).
Dagli studi che sono stati effettuati è risultato che lo stimolo di rinforzo sulle ossa dopo 10 minuti di corsa è similare a quello che si ha anche dopo un’ora di corsa, per questo consiglio ai miei pazienti di correre su brevi distanze, preferendo allenamenti ad intervalli; così facendo possono avere diversi vantaggi:
- effetto preventivo su patologie cardiovascolari e metaboliche
- effetto migliorativo sulla qualità dell’osso periprotesico
- limitazione delle sollecitazioni inopportune e prolungate che potrebbero portare ad un’usura più celere dei materiali protesici
Negli anni, ascoltando con attenzione i miei pazienti, ho capito che per molti tornare a correre e a fare sport significa poter tornare ad avere una vita felice. Tutti mi chiedono se questo loro desiderio possa in qualche modo esporre la loro protesi di ginocchio a danni o ad un’usura precoce.
Io valuto paziente per paziente tutto ciò che può essere discriminante per fare una scelta coscienziosa:
- quadro posturale
- qualità ossea
- body max index (BMI, cioè il rapporto tra peso corporeo e altezza del paziente)
- stato muscolare pre e post intervento (in ambito chirurgico io scelgo tecniche che non prevedono il distacco tendineo e che non danneggiano la muscolatura)
In base a tutti questi parametri cerco insieme al paziente e al fisioterapista la strada ottimale per raggiungere gli obiettivi prefissati: un lavoro di squadra costruito insieme passo dopo passo, che mira a far vivere al paziente la sua protesi di ginocchio come una seconda opportunità.