Protesi d’anca: mettiamo a confronto diversi tipi di intervento chirurgico. Ecco perché utilizzo la tecnica anteriore mininvasiva

L’intervento di protesizzazione dell’anca si rende necessario nel momento in cui il dolore e la limitazione al movimento arrivano purtroppo a ridurre l’autonomia della persona e a peggiorarne francamente la qualità di vita quotidiana. Questo, come abbiamo visto, può avvenire a seguito di numerosi eventi (artrosi, fratture, conflitto femoro-acetabolare…): l’intervento chirurgico di protesi d’anca garantisce al paziente grandi benefici in breve tempo, in termini di riduzione della sintomatologia dolorosa e di aumento di libertà di movimento, per tornare finalmente ad avere una buona self-compliance.

La sostituzione dell’articolazione dell’anca può essere eseguita mediante tecniche canoniche o mininvasive (caratterizzate da tagli chirurgici e quindi da cicatrici decisamente più contenuti).

Tra le varie tecniche mininvasive, io utilizzo da anni la tecnica anteriore mininvasiva (Directed Anterior Approach) che a differenza di tutte le altre vie chirurgiche presenta diversi vantaggi:

  • Nessun taglio tendineo perché l’approccio anteriore sfrutta gli interstizi tra le strutture tendinee muscolari evitandone il distacco
  • Perdite ematiche ridotte proprio perché non incidendo strutture tendinee e muscolari l’intervento risulta meno traumatico
  • Rischio di lussazione praticamente azzerato perché mantenendo inseriti i tendini si mantiene un involucro protettivo e i giusti parametri articolari 
  • Riduzione del dolore grazie alla minore invasività dell’intervento.

Tutte queste caratteristiche assicurano notevoli benefici durante il decorso post-operatorio:

  • Un recupero celere del cammino entro le 24 ore dall’intervento
  • Una rapida ripresa delle comuni attività (ad esempio la guida dell’automobile è concessa dopo 15/20 giorni dall’intervento)
  • Abbandono rapido delle stampelle: dopo 15 giorni il paziente viene autorizzato ad abbandonare una stampella, e potrà abbandonarle completamente nel momento in cui egli stesso si senta sicuro nel farlo.
  • Rapida ripresa dell’attività sportiva

Adotto questa tecnica, che è l’unica vera tecnica a risparmio totale delle strutture tendinee, nella quasi totalità dei pazienti trattati per un primo impianto protesico. Preferisco altre tecniche chirurgiche in esiti di precedenti interventi, compresi tutti i casi di displasia particolarmente gravi.

Nelle revisioni continuo ad utilizzare vie alternative e più classiche per la necessità di dover rimuovere la protesi precedente: questo richiede un maggiore taglio chirurgico e vie anatomiche diverse.

Con la tecnica anteriore mininvasiva eseguo, con la mia equipe, più di 300 interventi di protesi d’anca all’anno, e la casistica è arricchita da più di 100 impianti bilaterali sincroni.

PAROLA D’ORDINE: INNOVAZIONE

La protesizzazione dell’anca è un intervento con un notevole tasso di soddisfazione personale dal punto di vista del paziente, in termini di riduzione del dolore e di ritrovata libertà di movimento, e considerata la buona durata dell’impianto nel corso del tempo viene proposto sempre più frequentemente anche in pazienti giovani, nel momento in cui le tarapie farmacologiche, fisiche e infiltrative non sono più efficaci.

La durata media di una protesi d’anca correttamente posizionata è di circa 15/20 anni, sempre in relazione alla qualità ossea del paziente e all’uso che si fa della protesi: più avanti parleremo anche degli sport consigliati.

Nell’ultimo decennio c’è stato un notevole sviluppo nella ricerca dei materiali impiegati nella realizzazione delle protesi e un continuo evolversi del design strutturale delle stesse, per renderle sempre più performanti anatomicamente e complianti per una perfetta integrazione articolare.

Sono sempre stato molto attento all’innovazione e alla ricerca di nuovi strumenti per ottimizzare l’intervento e la durata dell’impianto: per questo motivo da anni uso la tecnica AMIS con ottimi risultati in termini di ridotta invasività dell’intervento e di conservazione delle strutture tendinee. 

Nella fase pre-operatoria mi avvalgo da tempo dell’utilizzo di software dedicati alla pianificazione dell’intervento che mi permettono di prevedere con un bassissimo margine di errore il corretto posizionamento dell’impianto specifico per il singolo paziente. Questo tipo di approccio ha diversi vantaggi:

  • Mantenimento delle caratteristiche anatomiche della singola anca nello specifico
  • Rispetto del centro di rotazione dell’articolazione
  • Mantenimento della distanza anatomica tra l’asse del femore e il centro di rotazione per conservare le fisiologiche tensioni muscolari tra adduttori e abduttori
  • Garanzia di avere un’ottima stabilità articolare e un’adeguata forza muscolare
  • Ridotto rischio di dismetria tra gli arti e quindi mantenimento della fisiologia lombo-sacrale

Questa mia propensione all’innovazione e alla ricerca del meglio mi ha portato ancora oltre, interessandomi all’uso della navigazione (un meccanismo di controllo e facilitazione chirurgica). Mediante controllo radiografico in sala operatoria si verifica che il posizionamento della protesi sia sovrapponibile alla pianificazione pre-intervento. Software dedicati valutano nel caso specifico eventuali discrepanze di lunghezza degli arti o alterazioni rispetto all’anatomia articolare protesica voluta. 

Tutto ciò permette di ricercare ed ottenere parametri fisiologici per ogni singolo paziente, con il risultato di ottenere un cammino fisiologico precoce e una celere confidenza con l’impianto.

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